I CONFINI DELLO STATO VOLTERRANO: Volterra protagonista della Storia, da lucumonia a città federata, da municipio a diocesi ecclesiastica
Come punto di partenza per la ricostruzione del territorio volterrano nell'antichità considereremo il perimetro della diocesi ecclesiastica. Non è dubbio che la diocesi paleocristiana si modelli esattamente sul municipio romano e comprenda la città (=urbs) ed il territorio diviso in pievi e le pievi in parrocchie.
Una difficoltà sta nell'individuare le variazioni avvenute nell'ordinamento territoriale ecclesiastico dopo la caduta dell'impero romano; e ciò allo scopo di poter disegnare l'originaria circoscrizione diocesana equivalente al municipium: e dal municipium risalire, ove questo sia possibile, alla Lucumonia Etrusca.
Diciamo subito che per Volterra esiste una rigorosa continuità storica fra lucumonia, città federata, municipio, diocesi. Le fonti storiche più antiche annoverano Volterra tra le città etrusche che, alleate dei latini, mossero guerra a Tarquinio Prisco; i volterrani sono tra gli otto popoli della disciolta dodecapoli etrusca che, durante la seconda guerra punica, fornirono aiuti al console romano Cornelio Scipione.
Come città federata Volterra ottenne, per la Lex Iulia de civitate del 90 a.C., la cittadinanza romana e fu ascritta alla tribù Sabatina. Con l'ordinamento territoriale augusteo Volterra fu tra i municipi che formarono la VII regione, l'Etruria, e niente fa supporre che la nuova organizzazione amministrativa, attribuita a Diocleziano, la quale riunì tusci e umbri in un solo distretto, abbia modificato la circoscrizione dell'antica città. Circoscrizione che, nell'ambito della Tuscia annonaria, costituì la diocesi ecclesiastica di Volterra.
I documenti che, anteriormente alle mutilazioni subite dalla diocesi di Volterra per erigere la diocesi di Colle Val d'Elsa ed ampliare poi quella di Siena, elenchino minuziosamente le pievi, le parrocchie e i monasteri sottoposti al governo ecclesiastico del vescovo di Volterra, sono le decime degli anni 1275-76 e 1302-1303, cui fu riscontro il censo delle chiese della diocesi al tempo del vescovo Filippo Belforti (a. 1356).
Il perimetro della giurisdizione spirituale dell'episcopato volterrano era stato anche sommariamente tracciato in una bolla che Papa Alessandro III diresse al vescovo Ugo nell'anno 1179: "Termini autem ipsius episcopatus his finibus distinguntur: ab Elsa usque ad mare et a termino qui est iuxta Stichium et ab alio qui est prope Sufficillum et ab alio qui est prope Tocchi et Sancta Sicut Erat, usque ad S. Cassianum in Carisi". Cioè dal fiume Elsa al mare; dalle pietre confinarie poste a S. Giovanni a Stecchi sulle pendici del Montemaggio, a Sovicille, a Tocchi e a Santa Sicutera sotto Scalvaia in Val di Merse al monastero di Carigi in Val d' Era.
Questo circuito include le terre elencate nelle decime del secoloXII e nel censo del 1356: possiamo quindi affermare che, nonostante le lotte politiche che coinvolsero comune, vescovoconte e impero, i confini diocesani rimasero immutati dagli albori della età comunale fino al Cinquecento.
Articolo di Enrico Fiumi. Contenuti trascritti dal libro "Volterra Magica e Misteriosa" di Franco Porretti, anno 2001 Pacini editore. Ringraziamo Brunello Porretti per la gentile concessione.