Non furono i greci e i romani a scrivere il primo capitolo nella storia dell'Occidente, bensì gli etruschi
Non v'è popolo europeo che sia stato tanto maltrattato quanto gli etruschi; non popolo la cui eredità sia stata così sistematicamente distrutta. Quasi come se la posterità si sia ripromessa di spegnere ogni traccia del ricordo di una nazione che un tempo scrisse, con la sua azione pionieristica, il primo grande capitolo della storia dell'Occidente. La situazione non è sostanzialmente cambiata neppure quando nel secolo scorso gli schiavi portarono a un numero stupefacente di ritrovamenti. Chiedete l'anno di fondazione di Roma, e vi diranno una data, da lungo ed erroneamente ripetuta (presente ancora in ogni testo o manuale scolastico): 753 a.C. Domandate il nome del fondatore, e vi risponderanno, altrettanto erroneamente, come avrebbe fatto uno scolaretto romano duemila anni fa: Romolo.
Ora, è scientificamente comprovato che la città eterna fu fondata da un re etrusco - Tarquinio Prisco - nel 575 a.C. Ma questo dato di fatto storico restò a lungo ignoto, confinato nelle torri d'avorio dell'alta cultura. E non questo solo: perchè la fondazione e l'edificazione della città tiberina a opera degli etruschi, e solo più tardi divenuta romana, non è che una delle ammirevoli e grandi imprese compiute da questo popolo singolare, che molto prima di Roma edificò sul suolo italico un impero forte di grandi città, industrie, artigianato e commercio d'ampiezza mondiale. Ma anche di questo il grosso pubblico non sa una parola. Chi poi volesse informarsi sull'argomento, andrebbe incontro a un disinganno. La nostra affermazione è facilmente provabile.
Entrate in una libreria o in una biblioteca e chiedete una Storia degli etruschi; o anche cercate sui libri di storia, nella bibliografia, compendi sugli etruschi. Vedrete che vana fatica! Si, certo, troverete serie di saggi e di opere sull'enigma della provenienza e della lingua di questo popolo, e anche sui siti di scavo e sul mistero della sua religione; e, da qualche anno in qua, montagne di volumi illustrati sulla loro arte. Ma sulla storia etrusca...?
Quando parla del suo passato, l'Europa cita L'Ellade e Roma: solo gli "antichi greci" e gli "antichi romani" sono i grandi popoli delle origini, i costruttori che gettarono un giorno le fondamenta dell'Occidente futuro. Essi soltanto sono ammirati, celebrati, venerati e studiati: libri di storia e trattati ne sono pieni. E la persona colta parla orgogliosamente dell'età di Pèricle o di quella d'Augusto. Ma gli etruschi ne restano esclusi. Quasi non fossero mai storicamente esistiti, essi che vissero ed operarono per più di settecento anni su suolo europeo. Si tratta, come ha notato lo storico americano Will Durant, "del provincialismo di una storiografia tradizionale, che fa cominciare l'Europa con la Grecia".
Così si coniò, dal medioevo fino al più recente passato, un'immagine univoca, incompleta, e pertanto anche sbagliata; perchè vi campeggia un'enorme lacuna: il grande capitolo degli etruschi, il primo e più stimolante della storia, rimane una pagina vuota, in bianco.
Per lunghi secoli si ebbe una giustificazione valida: la mancanza di tradizioni autentiche e particolareggiate. Di etrusco, nulla si è conservato sulla storia etrusca: la loro letteratura cronachistica, le Tuscae Historiae, andarono distrutte; e anche andarono perduti i venti volumi Tyrrhenikà, scritti più tardi dall'imperatore Claudio. Unica fonte, le scarne notizie di alcuni classici greci e romani; ma mancavano i nomi di sovrani e di personalità, resoconti di gesta e di opere, narrazioni ed episodi: in breve, tutto quello che fa viva e palpabile l'immagine della vita d'un popolo.
E i luoghi dove i testimoni dell'antica saggezza di Etruria avevano riposato, erano stati sistematicamente distrutti. Per circa due millenni, a cominciare dai romani per finire con la nobiltà latifondista e gli scavatori clandestini del XIX secolo, le gigantesche necropoli furono depredate dei loro favolosi tesori. Barbaramente, dietro l'unico stimolo del guadagno, si aprirono, a decine di migliaia, le antichissime camere tombali; s'arraffarono avidamente gemme preziose, suppellettili d'oro, d'argento e di bronzo, oggetti di lusso e squisite ceramiche; si distrusse quanto appariva privo d'interesse: si rinterrarono le tombe, perchè non se ne individuasse più la posizione.
Quando finalmente nel secolo scorso, destatosi l'interesse scientifico, si giunse a scavi precisi, il ritrovamento di una tomba intatta divenne quindi una rarità. Tuttavia il lavoro indefesso degli archeologi portò a una stupefacente ricchezza di scoperte e di ritrovamenti, alcuni veramente sensazionali.
A poco a poco - parallelamente ai successi ottenuti dalle ricerche nel mondo dell'Oriente antico, dell'Asia Minore e dell'Egitto - emerse dalle tenebre dell'oblio, per la prima volta, il volto dell'Etruria antica. Da un mosaico di innumerevoli documenti e monumenti cominciò a delinearsi il quadro della vita e delle opere di quel popolo avvolto in tanti enigmi e misteri. Mancano però ancora ricerche sistematiche sulle città etrusche in se stesse: solo ciò che nel frattempo è riemerso alla luce e può considerarsi assodato, consente di guardare in un passato di cui abbiamo avuto sinora soltanto una vaghissima idea, e ci forza a rivedere il quadro storico che ci è stato finora familiare.
Furono gli etruschi coloro che, molto prima di Roma, nel momento del trapasso tra preistoria e storia, edificarono nel cuore dell'Italia un'alta civiltà, ponendo le fondamenta della futura ascesa dell'Europa. Furono gli etruschi che, partecipi dell'eredità dell'antico oriente con la sua avanzata civiltà, la trasferirono sul suolo dell'Occidente europeo.
Raccogliere le affascinanti scoperte e i nuovi ritrovamenti e inserire il tutto negli eventi della storia a quel mondo contemporanea, parve a me, pubblicista dagli interessi scientifici, un compito seducente. Dominare questa materia doveva comportare più fatica e tempo di quanto immaginassi. Mentre scrivo questa premessa ho alle spalle un lungo viaggio, di più d'un decennio, fattosi esperienza indimenticabile. Tale viaggio mi condusse in tutti i luoghi dove si trovano antichità etrusche: alle innumerevoli località di scavo, rovine e necropoli in lungo e in largo per l'Italia: da Spina un tempo famosa ad Adria, attraverso la superba, antica terra dei Tuscii fra l'Arno e il Tevere, sin giù in Campania, a Pompei un tempo etrusca; in tutti i musei, d'Europa e d'America, che abbiano importanti raccolte etrusche: nelle terre dove vissero un giorno amici e nemici del grande popolo - dall'antica Cartagine alla Grecia e al vicino Oriente.
Il mio grazie al professor Ambros Josef Pfiffig, docente d'etruscologia e di antichità italiche presso l'Università degli Studi di Perugia, che ha riveduto il manoscritto e mi ha dato validi suggerimenti.
Werner Keller (1909-1980)
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Contenuti tratto in licenza open source - libera divulgazione con fonti - dalla prefazione del libro "La civiltà etrusca" di Werner Keller, Garzanti Editore.